di Marco Gabrielli
candidato al Consiglio comunale per la lista “Cambiamo Trieste”.
Relativamente alla “Piscina terapeutica” il mio pensiero è ben noto, ma credo vada ricordato quanto da me fatto nel corso di questi 2 anni e quanto mi impegno a fare qualora venissi rieletto nel Consiglio comunale.
Già nell’agosto 2019 ho presentato una domanda di attualità, anche come stimolo all’amministrazione a “fare qualcosa” per un ripristino della struttura resa inutilizzabile dal crollo del tetto.
Nel settembre del 2019 ho presentato al Consiglio comunale, assieme alla Consigliera Antonella Grim, una mozione che impegnava Sindaco e Giunta su 6 punti. La mozione, che dava delle linee su come operare tempestivamente per un pronto recupero della piscina terapeutica, il 14 ottobre 2019 è stata approvata con l’unanimità dei presenti, ma non ha avuto alcun esito…
Nel gennaio 2020, a 6 mesi dal crollo, ho presentato una interrogazione, siglata anche dai consiglieri Antonella Grim (IV), Andrea Cavazzini (FI), Sabrina Morena (OFVG), Fabiana Martini (PD). L’interrogazione non ha ottenuto risposta.
Personalmente, in questi 2 anni, ho avuto modo di considerare favorevolmente la possibilità di soluzioni alternative valutando anche la collocazione in siti diversi da quello in cui sorgeva la “vecchia” Acquamarina.
Quello su cui non ho mai cambiato idea è sulla necessità di un pronto ripristino di una struttura facilmente raggiungibile ed accessibile anche ai portatori di importanti disabilità come erano gli utenti della vecchia “Acquamarina”, con acqua di mare a 32 gradi, aperta alla tipologia dell’utenza che già frequentava la struttura crollata, edificata/riedificata ascoltando anche i suggerimenti gli utenti e delle associazioni, accessibile con “prezzi politici”, in cui vengano svolte attività terapeutiche.
Proprio per la caratteristica di essere una sorta di “ambulatorio” ho sempre suggerito che anche la ricerca di fondi venisse orientata in tal senso: per fare un esempio ritengo più utile bussare alla ricerca di finanziamenti alle porte del Ministero della Salute piuttosto che al Ministero dello Sport o del Turismo.
Credo di poter affermare con serenità di essere uno dei pochi, se non l’unico, esponente dell’attuale maggioranza nel Consiglio comunale di Trieste, ad aver sempre richiesto la pronta ricostruzione di una struttura in grado di erogare i servizi della vecchia piscina terapeutica.
Sono certo anche di poter affermare che la lista “Cambiamo Trieste“, nella quale mi candido per la consiliatura 2021 – 2026, sia l’unica fra le liste che sostengono il candidato sindaco Roberto Dipiazza, ad impegnarsi pubblicamente affinché, indipendentemente dalla formula economica adottata, venga quanto prima ricostruita una struttura facilmente raggiungibile, accessibile anche ai portatori di gravi disabilità e dotata di spogliatoi adeguati, con una o più vasche, di dimensioni adeguate, riempite di acqua di mare alla temperatura di 32 gradi, con annessi ambulatori per l’erogazione di terapie fisioterapiche, accessibile con il pagamento di una tariffa a prezzi calmierati, progettata e realizzata con uno stretto rapporto con gli utenti che accendevano alla vecchia struttura e le associazioni che vi operavano.
Questo, in sintesi, il mio / nostro impegno.
Ma se stai con Dipiazza che nn vuole rimettere in sesto la piscina… Non capisco!!
Mi è facile rispondere.
Quando diciamo, anche nel “Chi siamo” della lista “Cambiamo Trieste” ( https://www.cambiamotrieste.it/chi-siamo/ ) che noi “Sentiamo l’esigenza di sostenere il progetto del candidato sindaco e sindaco uscente Roberto Dipiazza offrendo al contempo un punto di vista nuovo, orientato alle periferie sociali ed esistenziali (…)” per quello che è stato definito un “supporto critico al candidato sindaco del Centrodestra” intendiamo proprio questo.
Credo che in una maggioranza possano e debbano esserci visioni diverse.
La visione sulla piscina terapeutica di “Cambiamo Trieste” è diversa da quella del candidato Sindaco? Il mondo è bello perché e vario: noi ci impegniamo a portare avanti la nostra idea per rispondere alle esigenze sanitarie e sociali di una grande fetta di popolazione. Se fossimo stati tutti uguali sarebbe stato sufficiente un solo partito.